Abbiamo letto questa notizia ed ovviamente ne siamo rimasti un pò sconcertati, visto però che la fonte di questa notizia sono i ricercatori della State University di New York non potevamo condividere con Voi questa notizia. Stiamo parlando delle lampadine a fluorescenza compatte (CFL), molto usate e sicuramente conosciute da molti di Voi e proprio queste lampadine sembrano rappresentare un pericolo per la pelle umana quasi come prendere il sole all’equatore.
I ricercato della State University di New York hanno scoperto che le lampadine compatte a risparmio energetico emettono raggi ultravioletti di tipo C ed A e questo provoca danni seri con rischio di invecchiamento precose e danneggiamento della pelle. Si parla perfino di forme di cancro alla pelle per esposizioni prolungate alle lampadine CFL.
Test e ai risultati ottenuti sulle fluorescenze
Photochemistry and Photobiology ha pubblicato la ricerca intera che rivela dati sconcertanti. Dopo avere misurato la quantità di raggi emessi dalla lampadina CFL con spettrofotometri, gli scenziati abbiano potuto verificarne le conseguenze su due diverse categorie di cellule: le le cheratinociti, che rappresentano il 95 % dello strato più esterno della pelle, e le fibroblasti dermici, che costituiscono la parte inferiore del tessuto connettivo.
Pensate di doversi esporre al sole all’equatore nelle ore di punta. Le cellule sottoposte alla luce rallentano la loro produzione e determinano una contrazione del collagene e accellerano la produzione dei radicali liberi, ha detto la dottoressa Miriam Rafailovich. Tiriamo un sospiro di sollievo leggendo che in versione colrata le lampadine a fluorescenza compatta sono meno dannose perchè il colore agisce come filtro attenuando gli effetti nocivi dei raggi ultravioletti nocivi.
Inoncue le lampadine ad incandescenza che non hanno rilevato nessuna conseguenza dannosa sulla pelle umana.
Attenzione alla distanza di esposizione e alla rottura
Io le utilizzo già queste lampadine a risparmio energetico, che cosa devo fare? Ovviamente si tratta di una domanda leggitima e lo studio rivela che occorre valutare attentamente la distanza fra voi e le lampadine CFL stesse. Barriere di vetro o adeguati involucri schermati possono aiutare in tal senso e limitare i danni da esposizione.
“L’esposizione CFL può non essere motivo di allarme per coloro che hanno montato le lampade fluorescenti compatte in plafoniere, ma dovrebbe essere una preoccupazione in caso di distanza ravvicinata, ad esempio se si sceglie di montarle nelle lampade da scrivania o da tavolo”, spiega la ricercatrice Miriam Rafailovich. L’Ufficio federale della sanità pubblica svizzera consiglia almeno 30 centimetri di distanza dalle lampade a risparmio energetico, soprattuto quando impiegate sul luogo di lavoro o quando vengono accese per molto tempo. Ci teniamo allora a invitarvi a valutare almeno l’esposizione per chi ha una lampada da scrivania in casa con queste lampadine.
Secondo i testi effettuati dall’Autorità per l’ambiente della Germania (Umweltbundesamt) occorre fare anche molta attenzione alla rottura accidentale delle lampadine a risparmio energetio perchè i valori di mercurio superano le soglie ammesse di ben 20 volte, e ciò per una durata di 5 ore, mettendo a rischio la salute in particolare dei bambini e delle donne in gravidanza
ciao Andrea, pure io come te sono rimasto un po sconcertato nel leggere la notizia che gli scorsi giorni é apparsa un po’ dovunque sulla rete.
Pure io mi sono ripromesso di scrivere qualcosa, naturalmente. se quest’analisi é veritiera (purtroppo manca sempre un contraltare) andrebbe estesa a tutte le sorgenti fluo comprese quelle che tutti hanno sopra la testa in ufficio (alla fine il funzionamento alla base é lo stesso no?) boh io francamente sono un po’ confuso …bisognerebbe davvero trovare qualcuno in grado di confutare o confermare queste news…non dimentichiamoci che qualche tempo fa era il turno dei led a luce cancerogena.
ciao e a presto.
Ciao Giacomo,
innanzitutto grazie per il tuo commento che sottolinea l’importanza sempre di fornire particolari provenienti da due diverse opinioni scientificamente equilibrate. La tua opinione è sempre bene accettata qui da noi!
Tornando all’argomento anche io non so se si tratta di una manovra commerciale o semplice allarmismo, certo è che la fonte della ricerca è assolutamente veritiera e per questo motivo non potevamo non pubblicare una notizia come questa.
Se hai degli sviluppi in tal senso non esitare a farci avere qualche tua considerazione.
Ciao, Andrea
Ciao Andrea piccolo aggiornamento sulla questione da parte di NEMA (National electrical manifacturer Association) che evidentemente cerca di spiegare la notizia circolata sett scorsa
.. http://www.lightdirectory.com/news-NEMA-Statement-On-Compact-Fluorescent-Lamps-And-Ultraviolet-Emissions.html
Ciao Giacomo,
ho letto attentamente il chiarimento relativo ai danni provocati dalle lampadine fluorescenti compatte (CFL) e qui di seguito riporto alcuni dei passaggi legati al chiarimento pubblicato:
“A meno che una persona è clinicamente diagnosticata essere particolarmente sensibile alle radiazioni UV o luce visibile o ha una particolare patologia, come una forma di lupus, si dovrebbe essere in grado di utilizzare le lampadine fluorescenti compatte alla stessa distanza delle tradizionali lampadine incandescenti. Una distanza di almeno un piede o più è consigliabile per questo tipo di lampadine. L’intensità dei raggi UV diminuisce all’aumento della distanza di esposizione pertanto basterà un’esposizione diretta a maggiore distanza per diminuire i danni delle lampadine a fluorescenza.”
Questo passaggio mi sembra interessante almeno per due aspetti, primo legato al fatto che non si esclude il danno da esposizione ma si chiarisce il rapporto legato alla distanza di esposizione. Secondo si sottolinea l’importanza di valutare bene le alternative a disposizione legate al mondo delle lampadine che non hanno produzione di UV.
Ti ringrazio ancora come sempre Giacomo per il tuo chiarimento,
ciao Andrea