Il governo italiano ha recentemente approvato un’espansione significativa dei poteri della piattaforma Piracy Shield, introducendo nuove regole attraverso emendamenti al decreto Omnibus. Queste modifiche sono state pensate per combattere la pirateria online, soprattutto in risposta all’uso crescente di streaming illegali per eventi sportivi come le partite di calcio. Tuttavia, sollevano preoccupazioni per l’impatto che potrebbero avere sulla libertà di internet.
Blocchi estesi e segnalazioni obbligatorie
Le due modifiche principali riguardano:
- Ampliamento delle condizioni di blocco degli indirizzi IP: In precedenza, un IP poteva essere bloccato solo se era destinato esclusivamente ad attività illecite. Ora, il blocco potrà essere applicato anche se l’attività illecita è considerata “prevalente”. Questo potrebbe portare a problemi, in quanto indirizzi IP legittimi che condividono spazio con contenuti illegali potrebbero essere bloccati in modo ingiustificato.
- Obbligo di segnalazione per sospetti di attività illecite: Tutti i fornitori di servizi internet saranno tenuti a segnalare anche solo il sospetto di attività illecite online. La mancata segnalazione potrebbe comportare sanzioni penali, con pene che includono fino a un anno di carcere. Questo obbligo potrebbe portare a segnalazioni eccessive da parte degli operatori, nel tentativo di evitare sanzioni, creando potenziali disagi per utenti innocenti.
Rischio di censura anche sui contenuti legittimi
Le modifiche al Piracy Shield potrebbero avere implicazioni significative per gli utenti italiani. La possibilità di bloccare interi indirizzi IP per contenuti illeciti “prevalenti” rischia di oscurare anche risorse legittime, causando problemi sia per i provider che per gli utenti. Questa espansione dei poteri potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui internet funziona per il pubblico italiano.
Inoltre, l’obbligo per gli ISP (Internet Service Provider) di segnalare anche il sospetto di attività illegale potrebbe portare a un sovraccarico delle procure e a segnalazioni massicce, colpendo potenzialmente anche attività non correlate alla pirateria.
Le critiche degli operatori del settore
Non sorprende che queste nuove regole abbiano suscitato preoccupazione tra gli esperti del settore e gli operatori di telecomunicazioni. Molti temono che l’ampliamento dei poteri di blocco possa aprire la porta a una censura eccessiva, riducendo la libertà su internet e penalizzando contenuti legittimi.
Ciononostante, il governo Meloni e la sua maggioranza sono determinati a procedere con l’implementazione delle nuove disposizioni. La gestione di Piracy Shield sarà affidata all’AGCOM, che dovrà stabilire i criteri operativi attraverso un tavolo tecnico.
Il ruolo dell’AGCOM e il tavolo tecnico
L’AGCOM avrà un ruolo chiave nell’attuazione delle nuove regole. Dovrà infatti determinare come applicare concretamente la nozione di “prevalentemente”, che diventa centrale nel decidere quando un contenuto illegale giustifica il blocco di un intero indirizzo IP.
Al tavolo tecnico, saranno coinvolti numerosi attori del settore, tra cui:
- Grandi aziende tecnologiche come Google e Microsoft
- Operatori di VPN
- Fornitori di servizi di hosting
- Rappresentanti dell’industria dell’intrattenimento
Questa vasta partecipazione potrebbe rallentare il processo di implementazione, ma non elimina il rischio di effetti indesiderati sulla libertà di internet in Italia.
Fine del limite sui domini bloccati
Un’altra modifica rilevante riguarda la rimozione del limite ai domini che possono essere bloccati. Attualmente, il Piracy Shield può bloccare fino a 18.000 Fully Qualified Domain Name (FQDN), ma questo limite verrà eliminato dopo il primo anno di operatività. Questo cambiamento potrebbe portare a una moltiplicazione dei domini oscurati, con il rischio di bloccare in modo errato anche siti legittimi.
Anche se le risorse online bloccate verranno riabilitate dopo sei mesi, restano dubbi sulla capacità del sistema di gestire il sovraccarico di segnalazioni e blocchi.
Nuovi reati sotto il radar di Piracy Shield
Le nuove disposizioni ampliano anche i tipi di reati che gli operatori dovranno segnalare. Oltre alla pirateria, saranno inclusi crimini come accesso abusivo a sistemi informatici e frode informatica. Questo potrebbe sovraccaricare ulteriormente le procure, creando difficoltà nel gestire una mole crescente di segnalazioni.
Per migliorare il coordinamento delle indagini, è stato siglato un protocollo di cooperazione tra AGCOM, la Guardia di Finanza e la Procura di Roma, che stabilirà un flusso continuo di informazioni per facilitare le indagini, coinvolgendo anche enti come la SIAE.
Un equilibrio difficile tra sicurezza e libertà
Le modifiche introdotte dal governo italiano al Piracy Shield rappresentano un’importante espansione dei poteri di blocco e controllo sui contenuti online. Sebbene l’obiettivo dichiarato sia quello di contrastare la pirateria, queste nuove regole sollevano legittime preoccupazioni sulla libertà di internet e il rischio di censura per contenuti legittimi.
Resta da vedere come queste normative verranno implementate e quali saranno le conseguenze reali per il pubblico italiano. La sfida più grande sarà trovare un equilibrio tra la protezione del diritto d’autore e la salvaguardia di un internet aperto e accessibile.